Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto e presidente della Provincia jonica

Trivelle, scudo penale, piano Morselli: ‘Siamo nettamente contrari’

«Siamo nettamente contrari a qualsiasi prospettiva che appesantisca ancora il futuro di Taranto, che siano trivelle, scudo penale o gli impianti paventati da Lucia Morselli nel suo piano presentato al ministro Adolfo Urso».

Il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci rispedisce al mittente le ipotesi che, a vario titolo, si stanno susseguendo su quel che potrebbe accadere nei prossimi mesi nel territorio ionico, partendo dalla possibilità di nuovi impianti di estrazione offshore al largo del golfo di Taranto. «È una prospettiva anacronistica – il suo commento – sia rispetto a un quadro di generale transizione energetica, sia rispetto alla particolare condizione del nostro mare, un santuario per i cetacei dove immaginiamo di realizzare un’area marina protetta».

Nessun salvacondotto, quindi, per iniziative che non tengano conto del nuovo corso intrapreso dal territorio. Come lo scudo penale, inaccettabile, concetto ribadito oggi dal primo cittadino ai senatori riuniti durante l’audizione della IX commissione permanente “Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare”: è un regalo fatto alla compagine privata di Acciaierie d’Italia, che per tutta risposta propone per il rilancio dell’azienda soluzioni ottocentesche.

«Ci opporremo senza resa – ha concluso Melucci – così come ci opporremo a qualsiasi insediamento produttivo che non contempli la decarbonizzazione: proporre di riattivare il cementificio, per esempio, lì dove invece con la Regione immaginiamo di insediare un impianto per la produzione di idrogeno, è un’autentica provocazione che rigettiamo. Stiamo lavorando a un accordo di programma, che è cosa ben diversa dal “piano Morselli”, stiamo lavorando alla transizione, non alla restaurazione, e siamo pronti come detto in commissione a firmare una nuova ordinanza, ove se ne presentino le condizioni: è in questo percorso che troveranno risposte anche i lavoratori, in un modello di sviluppo diverso e sostenibile, non certo in un approccio industriale che ha già fallito, mostrando i suoi limiti».

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