Vittorio Galigani: ‘Taranto, più fatti e meno pugnette’

‘Squadra anonima e senza nerbo, inutile nascondersi dietro la contestazione, allo ‘Iacovone’ non ci va più nessuno’

TARANTO
18.02.2020 01:51


Delude il Taranto
. Non c’è stata partita ad Altamura. Non ci sono scusanti per i giocatori rossoblu - scrive Vittorio Galigani sul suo blog, graffisulpallone.com -. Una pessima prestazione. Anonima e senza nerbo. Inutile accampare scuse. La squadra (se oggi si può ancora chiamare squadra) risulta essere carente, in carattere e determinazione, proprio in alcuni suoi giocatori di maggiore esperienza. Su tutti Allegrini. Dispiace puntare il dito su di lui, ma il rendimento che ha offerto nel corso del campionato è nettamente insufficiente. Al di sotto di ogni più logica aspettativa. Le sue magagne si ripercuotono, negativamente, sui compagni di reparto e non solo. Anche Luigi Manzo, sino alla gara di Sorrento baluardo insormontabile della difesa, sembra aver smarrito la migliore condizione.

Oltre Allegrini anche altri, che vantano esperienza e con tanti campionati alle spalle, sono rimasti con la testa (e con il fisico) nello spogliatoio di Altamura. Questa è la delusione maggiore. Vale per Guaita come per Oggiano o per Genchi. Gli innesti di dicembre hanno inciso solo negativamente. Esperti ed “under”. Alcuni si sono addirittura accomodati, sempre, in tribuna. Il calcio non vive sulle belle intenzioni e sulle promesse. Occorrono i fatti. Questa squadra di fatti non ne fa!

E non si vengano ad accampare scusanti sulla contestazione dei tifosi. Sulla poca tranquillità o sulla la palla che scotta tra i piedi. Allo Iacovone non va più nessuno. E’ divenuta una cattedrale nel deserto. Giocatori che vantano anni ed anni di carriera non possono rimanere intimoriti da quattro fischi (frutto sempre di pessime prestazioni) che piovono dagli spalti. Ben sapevano tutti, arrivando, delle pretese della piazza e della società. Non mi risulta che a qualcuno, alla firma del contratto, tremassero i polsi o le mani.

Ha sbagliato tanto Nicola Ragno all'inizio (nelle scelte, nel gioco e nei risultati). Panarelli, che lo ha sostituito, non è stato capace di dare la svolta. La conferma che le squadre si fanno con i calciatori. Non con i nomi. Non all’insegna dei distintivi attaccati sul petto.

Mancano dieci giornate al termine della stagione regolare. Una enormità. Obbligo per tutti chiuderla nel miglior modo possibile. Per quelli di maggiore esperienza ne va del loro futuro prossimo. Il rimpallo delle responsabilità non giova a nessuno. Ognuno sia allora coerente nell’assumersi le proprie. Già da domenica prossima, quando allo Iacovone scenderà un Bitonto “affamato” e desideroso di riscatto.

Dimostrate alla città che vi ospita un briciolo di amor proprio e di attaccamento, vero, a quella maglia. Con un consiglio: parlate tutti di meno. Più fatti e meno pugnette!

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