Pulsano: Rogo al deposito comunale, in fumo progetto da 1,3 milioni di euro

CRONACA
23.05.2022 15:14

A complicare la già critica situazione di Pulsano, commissariata dopo le inchieste della Magistratura, si è aggiunto il vasto incendio che ha letteralmente mandato "in fumo" ciò che restava del progetto "Idrovie". Lo scorso venerdì pomeriggio una enorme colonna di fumo nero denso e acre, visibile anche dalle spiagge, si è alzata da un capannone sito a ridosso del centro abitato. L’incendio, la cui dolosità è al vaglio degli inquirenti, ha carbonizzato diverse strutture che facevano parte di un progetto, mai realizzato, per creare delle banchine galleggianti dove far ormeggiare le imbarcazioni dei turisti.

L'incendio si è sviluppato a ridosso di numerose abitazioni e dopo il panico iniziale, è sopraggiunta la rabbia e la preoccupazione per i rischi alla salute dovuti alle sostanze tossiche sprigionate dalla combustione delle materie plastiche, diossina in primis. Alcuni abitanti del luogo hanno persino trascorso la notte in auto per non correre rischi. Una scena da film, con la squadra dei vigili del fuoco che ha impiegato diverse ore per domare le fiamme.

"Voglio ricordare che in quel deposito si è consumato uno dei più grandi scandali della storia pulsanese, ovvero quello delle Idrovie" afferma Emiliano D'Amato del M5S. Il progetto prevedeva di collegare via mare con Taranto le spiagge di Leporano, Pulsano e Maruggio. Furono stanziati 1,3 milioni di euro dalla Regione Puglia in cofinanziamento con la Comunità Europea, ed assegnati a Pulsano, che era responsabile della realizzazione delle opere.   Nel 2018 l’Ing. Sansonetti, l’allora incaricato del collaudo delle infrastrutture per i turisti, non poté procedere alla certificazione delle opere per mancanza delle opere stesse. Fa rabbia, prosegue l’ex consigliere comunale Emiliano D’Amato, prendere atto che nei verbali dello “stato avanzamento lavori” si parlava anche di opere subacquee, come la posa di pesantissimi massi di cemento sul fondale marino, ai quali dovevano essere ancorate le banchine galleggianti, delle quali non vi era traccia. Quel che rimaneva di un’opera costata 1,3 milioni di euro e mai completata, era depositata in un magazzino comunale senza alcuna sorveglianza e protezione ed ora è tutto in fumo. La vicenda, conclude Emiliano D’Amato, meriterebbe certamente un ulteriore approfondimento da parte degli organi preposti, quanto meno per il danno alla salute causato dalle sostanze tossiche sprigionate dal rogo. (Comunicato stampa)

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