Abodi dove sei? Vulcano Bari! Diritti tv, ‘piangono’ solo i club. Squadre B, ripescaggi, Vicenza e Vibonese…

23.05.2018 17:18

“Neno” Fascetti (vivemmo assieme una bella avventura a Verona) lo definirebbe il casino “organizzato”. Alla stregua della tattica a zona della quale era stato un precursore. Peggio di così, il calcio italiano non poteva ridursi. Il commissariamento di Federcalcio e Lega di Serie A ha acuito la precarietà del momento. Malagò e Fabbricini non riescono a trovare il bandolo della matassa. Vengono assunte decisioni di facciata, si trascura la soluzione di tutti i problemi di fondo. Le assemblee che si tengono in via Rosellini si risolvono, sempre, con un nulla di fatto. Risalta un’unica certezza, dopo Gaetano Miccichè (per carità, una eccellenza nel suo settore) il Coni presidente, Giovannino Malagò, è riuscito a inserire in Serie A un altro suo adepto, Maurizio Casasco (Federmedici), come consigliere indipendente. Diventa sempre più attuale quel “pensiero” di gattopardiana memoria: cambiare tutto perché nulla cambi. Alla faccia del rinnovamento. Sulla “saga” (si fa per dire) dei diritti televisivi non si riescono a scrivere i titoli di coda. Un dramma per le esigue casse di tanti club della massima serie. Malagò incontra difficoltà a imporre i suoi, come di altri, desiderata. Lo stallo rimanda tutti alla prossima settimana. E il tempo passa.

La Serie B non finirà mai di rimpiangere Andrea Abodi. L’uomo, le idee e il progetto. Con il senno di poi lo si deve rimpiangere anche in Federcalcio. L’avvocato Balata, attuale presidente dei cadetti, nuota a vista in acque territoriali che non gli “appartengono”. I suoi comportamenti evidenziano una preoccupante approssimazione nella gestione della categoria. La presa di posizione sulle squadre B è tardiva. Il suo chiarimento con Costacurta di nessun valore. Nel calcio occorrono i fatti, non le minacce (scioperi) che non conducono a nessun risultato. L’incapacità di assumere una coerente decisione sul caso Bari/Cittadella denota la sua assoluta inadeguatezza al ruolo. Nel capoluogo pugliese sono già in vendita i biglietti e Balata si è preso ulteriori 48 ore di tempo per determinare. Si va verso il tarallucci e vino? Possibile! Dispiace per il Bari, ma quella partita (secca) dei play off che decide il passaggio al turno successivo va rinviata. La giustizia sportiva faccia il suo corso e poi si decida quando scendere in campo. Una lungaggine burocratica indispensabile. Tanta roba la tradizione sportiva del Bari, ma i regolamenti, come gli interessi del Cittadella, vanno rispettati e tutelati. Le norme prevedono che l’eventuale sanzione debba essere afflittiva. Rimandarla alla prossima stagione rappresenterebbe un assalto alla legalità. Le ulteriori 48 ore di riflessione che si è concesso Balata serviranno per risvegliarlo?

Il futuro prossimo della Federcalcio. Indiscutibile l’integrità come le qualità politiche, professionali e caratteriali di Giancarlo Abete. Sul suo nome si è ricompattata la maggioranza delle componenti. Abete rappresenta la soluzione più idonea per uscire da questo momento di grande confusione. Il sistema calcio è allo sbando, senza un “capo” capace di indirizzarlo e di tracciare le linee guida del movimento. Il calcio necessita di una guida e di una governance in cui riconoscersi. Abete è gradito alla maggioranza, ben venga e al più presto. Per dare regole certe e indiscutibili. Per mettere ordine in una situazione resa ancora più precaria da un commissariamento incolore che ha suscitato soltanto disapprovazione.

Le squadre B. Le desideriamo tutti. Un’idea interessante già progettata da Tavecchio e Gravina. Imporle dal vertice come è stato fatto, senza alcuna concertazione, rappresenta un gesto di ritorsione nei confronti di una parte del sistema. Quella che aveva messo in discussione, nel suo complesso, l’efficacia dell’azione commissariale. I club di Serie A invaghiti dall’idea delle seconde squadre nel sedersi a scrivania per fare i conti freneranno. E non poco. Il contributo economico alla Lega di C per la partecipazione al campionato, le spese di gestione, il costo dello staff, i contratti economici dei tesserati, gli oneri riflessi e quant’altro. Una squadra B avrà spese di gestione certamente superiori ai 3,5 milioni di euro con una produzione di ricavi minima. Le valorizzazioni erogate ai club di categoria inferiore (per far giocare le giovani promesse della serie A) sono certamente di importo inferiore.

Questione stadi. Un club di Serie D che vince i playoff (mai come quest’anno di una inutilità assoluta) non può essere ripescato (ci vogliono 300 mila euro contanti a fondo perduto più una “pesante” fidejussione che Fabbricini avrebbe quantificato in mezzo milione) se non ha uno stadio adeguato alle norme. Si può allora consentire alle seconde squadre di Serie A di giocare ad Albano Laziale con l’Albalonga, Arzignano o Matelica?

Le regole. Il calcio italiano deve ripartire da norme mirate/adeguate e dal loro rispetto. Citiamo l’ultimo degli esempi: il patron del Bassano (imprenditore dal sontuoso successo e persona rispettabilissima) avrebbe in animo la fusione tra Vicenza e Bassano. In barba alle regole vigenti lo ha manifestato mentre si giocano playoff e playout e mentre sono in corso procedure fallimentari e conseguenti aste di aggiudicazione. Ha inoltrato una manifestazione d’interesse, Renzo Rosso. Nell’occasione, ha ricevuto l’apprezzamento delle delle pubbliche Istituzioni. Staremo a vedere l’evolversi dei fatti. Per il momento il tutto “suona” come conferma di “qualcosa” se non va. Che mai, nell’Italia dei campanili, potrà piacere. La conferma di un sistema deteriorato dove, nonostante si sia raschiato il fondo della botte, esiste ancora la “regola” del chi è figlio e di chi è figliastro.

Vertenze. La Vibonese si è guadagnata sul campo la Serie C. Una promozione storica. Una conquista del territorio anche dal punto di vista sociale. Con una appendice. Un “sassolone” che il presidente Pippo Caffo tiene ancora nella scarpa. Una vertenza, sul mancato ripescaggio, in piedi dall’inizio della stagione sportiva che si sta concludendo. Il Tar del Lazio con sentenza del 14 maggio 2018 ha accolto il ricorso della Vibonese calcio (assistita dallo studio DCF Sport) consentendole di accedere ai documenti custoditi dalla Lega Pro. Secondo il Tar, la Lega Pro dovrà aprire i propri archivi e mettere a disposizione della società calabrese tutta la documentazione riguardante la regolare partecipazione dei club di Serie C, Girone C, al campionato 2016/17. La Vibonese potrà finalmente controllare se vi sono stati inadempimenti da parte della Lega, con riferimento al regolare deposito delle garanzie fideiussorie, non solo del Messina (poi radiato), ma di tutti i club che hanno partecipato al campionato di quella stagione. La Lega, sul punto, si era sempre opposta negando l’accesso ai documenti in quanto ente di natura privatistica. Il Tar, invece, ha accolto la tesi del club calabrese secondo cui le leghe, con riferimento all’iscrizione e al regolare svolgimento dei campionati, assumono veste di natura pubblicistica e sono quindi soggette alla legge sull’accesso agli atti. Il Tar ha stabilito, inoltre, che ove la Lega non dovesse consentire l’accesso agli uffici, entro il termine di 30 giorni, sarà nominato un Commissario ad acta perché vi provveda. Una svolta epocale come si evince dalla decisione dei giudici amministrativi del Lazio. In virtù di quanto sopra, ogni società avrà diritto di accedere ai documenti riguardanti la regolarità dell’iscrizione ai campionati. Questo provvedimento apre ulteriormente la strada al risarcimento del danno (una ulteriore tegola per la Federcalcio). Se precedentemente  era dato per “scontato” che il Messina non aveva materialmente fatto la fidejussione, con l’accesso agli atti verrà “confermata” la mancanza della stessa. Sempre che, avendo la Vibonese diritto di accesso agli atti di tutti i club dello stesso girone, non saltino fuori ulteriori irregolarità con riferimento al campionato della penultima stagione…(sic!)

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