L’analisi di Vittorio Galigani: ‘Remuntada impossibile’

TARANTO
04.12.2017 16:08

Ti accorgi che Palumbo è sceso in campo soltanto quando schiaffeggia l’avversario e l’arbitro lo espelle. Crucitti, assente, “mette” gli scarpini solo per battere la punizione del momentaneo vantaggio. Corso si fa notare quando fallisce la più facile delle occasioni. Rosania “passeggia” nella propria area lasciando che De Giosa, indisturbato, depositi in fondo alla rete la palla del definitivo pareggio. Aleksic scompare dopo pochi minuti dall’inizio della partita, appagato, evidentemente, dal regalo degli ospiti. Pera non pervenuto. Dalla mediocrità generale si salvano Galdean e D’Aiello.

Questo, con grande capacità di sintesi, il Taranto sceso in campo a Manfredonia. Alcuni giocatori appaiono “svogliati”. Altri distratti. Colpa soltanto dell’apertura della finestra invernale della campagna trasferimenti? Tutti, comunque, dimostrano di aver esaurito la riserva di “cazzimma”.

Se il Potenza, come i rossoblu, viaggia con le marce ridotte, altrettanto non si può dire di Cavese e Cerignola. Il confronto di domenica prossima allo Iacovone (Taranto-Potenza) perde così molte delle sue motivazioni in merito all’esito finale del campionato. Gli interessi inerenti il vertice della classifica si accentrano su altre compagini. Riguardano i blu metelliani, ora solitari primi dopo nove vittorie consecutive. Stimolano i gialloazzurri dauni che hanno gettato alle spalle il ricordo della mini crisi che li aveva colpiti dopo le prime giornate di campionato. Chi vorrà vincere dovrà sicuramente fare i conti sopratutto con loro.

Il Taranto, in rapporto alle ambizioni dichiarate, è stato allestito in modo non adeguato. In estate. Non è stato migliorato/integrato nel recente passato. Lo dicono i risultati altalenanti. Lo conferma una classifica deficitaria. Tra le prime sette in classifica, il Taranto è quello che ha segnato di meno e accusa la peggiore differenza reti.

Spifferi di corridoio raccontano di una panchina che inizierebbe a essere traballante per Cazzarò. All’interno della società, dopo il deludente pareggio di Manfredonia, qualcuno vorrebbe mettere in dubbio la sua posizione. Si tratterebbe del tentativo, maldestro, di addossargli responsabilità anche non sue.

Giove non è più a un bivio. Ha davanti a sè, spalancato, un percorso sin troppo lineare. Privilegiato. Riguarda il futuro. La via della programmazione immediata. Difficile, se non impossibile, recuperare su tutte le squadre (troppe) che in classifica precedono i rossoblu. Non facciamo riferimenti a Altamura e Gravina che dovranno recuperare la partita interrotta. Rincorrere l’impossibile potrebbe voler dire offendere il portafogli. E poi, alla squadra attuale, per come è composta, non è sufficiente un calciatore per reparto. Per diventare, eventualmente, competitiva.

La classifica offre a Massimo Giove una possibilità irrinunciabile. Programmare sin d’ora per la prossima stagione. Affidandosi già da gennaio a un gruppo di lavoro adeguato con un eccellente profilo professionale. Una ristrutturazione aziendale in tutti i settori. Un progetto a medio termine che veda coinvolta la base (settore giovanile), il marketing, le infrastrutture e la prima squadra.

Illudere la Taranto del calcio che tutto è ancora possibile e che la “remuntada” sarebbe ancora alla portata, alla resa dei conti, potrebbe risultare nocivo. Per Giove stesso e per la piazza. La verità, invece, narrata con semplicità, chiarezza e trasparenza riavvicinerebbe al club i tifosi e il territorio tutto.

Giove, nel presente, stringe tra le mani una carta vincente. Sappia giocarla nei modi e con i metodi migliori. Da imprenditore e da manager. Tagli con il passato. Dimostri. Riceverà il sostegno di tutti.

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