Antonio Trenta: ‘Si rinnovi contratto di lavoro ad agricoltori di Taranto‘

Appello del segretario generale Uila-Uil: ‘ Disumano far prestare servizio per 14 ore o ricorrere a straordinario ogni giorno‘

CRONACA
Iv.
21.07.2020 12:15

Foto di skeeze da Pixabay
Contratto scaduto, servono misure urgenti a tutela del mondo agricolo per combattere lavoro nero e sfruttamento. Lo chiede con insistenza Antonio Trenta, segretario generale della Uila Uil di Taranto, alla luce dell’importanza strategica del settore per la nostra economia. Rinnovare i contratti provinciali è fondamentale per rafforzare il sistema delle relazioni sindacali, per sviluppare un’agricoltura di qualità, che combatta illegalità e sfruttamento, in maniera da contrastare la concorrenza sleale nei confronti delle aziende rispettose delle norme, dei contratti e che investono sull’occupazione. Sono infatti circa 27mila i lavoratori agricoli alle dipendenze delle 4500 aziende presenti su tutto il territorio e dichiarano circa due milioni di giornate di lavoro ogni anno. Un dato che andrebbe analizzato con attenzione riguarda il numero dei lavoratori complessivi che lavorano sul nostro territorio: per l’anno 2018 sono stati 36mila rispetto ai 27055 residenti in provincia di Taranto nel 2019, ciò mette evidenzia che circa 7mila lavoratori provengono da altre province, in particolare da quella di Brindisi, ai quali le nostre aziende forniscono lavoro. L’attività di questi lavoratori è diventata essenziale soprattutto durante il lockdown scattato in seguito alla pandemia da covid-19. Gli agricoltori non si sono mai fermati garantendo, anche in piena emergenza, che frutta e verdura arrivassero sulle tavole degli italiani. “Queste persone - dichiara Trenta - hanno diritto ad un contratto provinciale aggiornato, che contempli legalità, sicurezza e giusta retribuzione”. Il contratto di lavoro agricolo della provincia di Taranto è scaduto il 31 dicembre 2019 e da allora si è ancora in attesa del rinnovo. Questo ritardo sta determinando un aumento del lavoro nero. Lavoro nero al quale occorre accostare quello “grigio”, proliferato soprattutto con l’entrata in vigore della legge 199 del 2016 contro il caporalato. “Dai dati dell’Inps sui lavoratori censiti attraverso gli elenchi anagrafici in provincia di Taranto - avverte il sindacalista - emerge che nel 2019 in tutto sono 27055; invece le domande di disoccupazione agricola presentate all’Inps per lo stesso anno sono 20747. Questo significa che i lavoratori che non hanno raggiuto il requisito minimo per poter accedere alla prestazione sono ben 6308. Siamo molto preoccupati, perché tra questi lavoratori tanti hanno prestato la loro opera, senza che il datore di lavoro abbia dichiarato tutte le giornate effettivamente lavorate”. Il lavoro grigio riguarda l’evasione di una parte delle giornate lavorate, il mancato rispetto del salario contrattuale non riconoscendo il giusto inquadramento professionale, il mancato riconoscimento delle maggiorazioni del lavoro straordinario, festivo e notturno. Ma non è solo questo a preoccupare la Uila Uil. Il sindacato è perplesso circa l’orario di lavoro: “La giornata lavorativa è di 6 ore e 30 minuti ed il lavoro straordinario non può superare le 3 ore giornaliere e può essere chiesto dal datore di lavoro in casi di evidente necessità, la cui mancata esecuzione pregiudichi le colture e la produzione. Pertanto, non può essere una consuetudine l’utilizzo dello straordinario. Il protrarsi dell’orario, in alcuni casi, raggiunge addirittura le 14 ore giornaliere e ciò accade non solo nei campi, ma anche nei magazzini ortofrutticoli”. Di qui l’appello alle istituzioni. “Il settore agricolo - insiste Antonio Trenta - necessita di controlli molto più efficaci. Gli organismi di controllo come l’ispettorato e l’Inps dovrebbero verificare, oltre alla formale assunzione, il rispetto delle norme contrattuali”. Altra richiesta, quella di valorizzare il ruolo degli ente bilaterale territoriale, sia per contrastare l’intermediazione illecita di manodopera e per trovare soluzioni all’interno delle sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità, anche in tema di trasporti e alloggi per i braccianti, nonché per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, come indicato nella legge numero 199 del 2016. “Purtroppo - commenta il segretario generale della Uila-Uil - ciò sta a dimostrare che in agricoltura, al sud, la precarietà è una regola. La nostra categoria da sempre si batte per tutelare il lavoro agricolo, in particolare il lavoro delle donne, infatti in alcuni periodi dell’anno per specifiche fasi lavorative la presenza femminile raggiunge circa l’80 per cento”.   

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