Taranto: Elezioni, il ballottaggio del "male minore"...

CRONACA
Francesco Caroli
14.06.2017 10:57

Come il più classico dei cliché politici, la cittadinanza sarà chiamata nuovamente alle urne il 25 Giugno per scegliere il “meno peggio” al ballottaggio per la carica di sindaco, che vede Rinaldo Melucci del PD in un testa a testa con la candidata di Forza Italia, Stefania Baldassari.

Che si debba scegliere il meno peggio lo dicono le statistiche, con un 42% di astensionismo e con più della metà dell’elettorato votante che ha espresso preferenze per coalizioni che nulla hanno a che vedere con i due candidati al ballottaggio. Ed è proprio da queste statistiche che bisogna partire per provare a capire le previsioni di voto al ballottaggio, sondando le dichiarazioni dei candidati rimasti fuori dai giochi.

Andando in ordine di percentuali, il terzo classificato alle elezioni è Giancarlo Cito nelle vesti del figlio Mario, con il classico simbolo At6. Campagna ai limiti della fantascienza la sua, fatta di dichiarazioni aberranti e di controsensi ai limiti della legalità. “Il candidato è mio figlio ma a governare sono io”, disse dall’alto di un palco e dalla sua interdizione dai pubblici uffici, con tanto di manifesti elettorali con la sua faccia stampata sopra in barba a qualsiasi briciolo di onestà intellettuale.

Ora che i figli sono sistemati su una poltrona (grandissima la trovata “Scrivi Cito” che ha regalato 1607 preferenze alla figlia senza averle fatto aprire bocca durante la campagna), la scelta cruciale sarà chi appoggiare al ballottaggio. Pare che ci sia già l’intesa sottobanco con la Baldassari, in premio qualche seggio. Con la possibilità di perdere dell’elettorato, bisogna vedere quale sarà la decisione del capo-famiglia che per ora si tiene lontano da dichiarazioni alla stampa.

A trenta voti precisi di distacco, il M5S si è posizionato quarto alle spalle della famiglia Cito. Le dichiarazioni di Francesco Nevoli restano ottimiste, contando i 9000 voti in più rispetto a cinque anni fa e l’acquisizione di due seggi. In vista del ballottaggio le indicazioni del partito sono inesistenti, arroccati nel loro castello solitario lontani dal mondo per volere del Dio Grillo. La scelta spetterà, dunque, esclusivamente all’elettorato che, come sappiamo, è la cosa più trasversale che ci sia al mondo. Non è difficile immaginare alcuni dei voti di protesta convergere nei due poli rimanenti, con gli elettori rimanenti che si preparano per una gita in litoranea.

Amare le dichiarazioni di Vincenzo Fornaro, leader del blocco ambientalista, che vede nel ballottaggio la sconfitta della città. Come dargli torto, quando lo scenario vede quattro cittadini su dieci rimasti a casa con dieci candidati a garantire una vasta possibilità di scelta ideologica. Non che le colpe siano esclusivamente dei cittadini, visto anche lo smembramento del fronte ecologista, che ha visto 3000 voti convergere su Romandini, e della campagna portata avanti molto più sui social network che nelle strade. Fallisce così l’intento di creare un quarto polo nella città dei due mari, che si sarebbe potuto contrapporre benissimo ai tre partiti maggiori.

Le indicazioni parlano chiaro, Fornaro non è intenzionato ad appoggiare nessuno dei candidati nonostante le proposte. Si parla infatti di una richiesta d’alleanza Sebastio-Fornaro-PD, con in palio dieci seggi da spartire tra gli ecologisti e la coalizione dell’ex procuratore. La risposta è stata, ovviamente, due di picche. Non c’è la volontà di appoggiare il partito dei decreti salva-Ilva, dello Sblocca Italia e delle trivelle, deludendo l’elettorato rimasto costante nel tempo. Qui la coerenza è di casa, quantomeno.

Per Sebastio, arrivato dietro Fornaro con lo 0.50% di differenza, la cosa più logica e probabile sarebbe accettare l’alleanza col PD, anche senza l’intesa con gli ambientalisti, riuscendo facilmente a convergere gli elettori in un partito a lui più vicino. Improbabile infatti l’accordo con il centrodestra, distante anni-luce dalle ideologie politiche dell’ex procuratore.

Per Piero Bitetti la partita è apertissima. Aspetta infatti solo una proposta d’intesa col programma politico, che probabilmente arriverebbe dalla sponda democratica, per spostare i suoi 7000 voti su uno dei due protagonisti del secondo turno. Non è da escludere comunque un accasamento in Forza Italia, visti i passati turbolenti col PD e la voglia della Baldassari di cucinare un gigantesco minestrone in base alle ultime dichiarazioni.

Storia diversa per quanto riguarda Luigi Romandini. L’ex Dirigente della Provincia infatti non nasconde l’amarezza per quanto riguarda il risultato alle elezioni, che lo ha visto rimanere sotto la soglia dello sbarramento con solo 3000 voti “rubati” agli ecologisti. Per lui è quasi certo l’appoggio a Melucci, più per manifesta inadeguatezza del centrodestra che per merito del centrosinistra, nella velata speranza di ricavarsi un posto al sole.

Incerta invece la preferenza di Massimo Brandimarte che, come Romandini, non è riuscito a superare lo sbarramento. Nonostante la batosta le dichiarazioni sembrano ottimiste, parlando di percorso virtuoso e di impegno continuativo, senza menzionare intenzioni di voto per il ballottaggio, lasciando intendere di osservare il tutto da un comodo divano senza scomodarsi per andare alle urne. Per Taranto l’unica nota positiva pare invece l’allontanamento dall’assessorato di un paio di personaggi e nulla di più.

Lo scenario potrebbe dunque vedere in testa la Baldassari e il suo team del riciclo, fatto di ex consiglieri raccattati dai discount del centrosinstra e delle ex giunte Stefàno, per quello che potrebbe essere un Di Bello-bis, nella speranza che si ometta l’ultima parte di mandato – quello del dissesto, per intenderci. Con l’appoggio di Cito e qualche voto dei pentastellati si potrebbe infatti pensare in grande. Se poi si riuscisse anche a convincere Bitetti il gioco sarebbe fatto.

La sfida più difficile è quella di Melucci, sotto di 5000 voti e che col rifiuto di Fornaro inizia a sentirsi il pomo d’adamo sott’acqua. Se riuscisse a raggiungere l’intesa con Sebastio, Bitetti e Romandini sarebbe invece possibile raggiungere la Baldassari, per uno scontro fino all’ultima scheda.

Chissà che poi, in mancanza di alternative, uno dei due non vada a bussare alla porta di Pino Lessa.

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