Sibilia predestinato. Fuoco per Catanzaro ed Avellino

07.12.2017 05:06

di Vittorio Galigani

La Federcalcio non è da commissariare. Non lo prevede lo statuto e non lo permettono le norme. Carlo Tavecchio, confortato da autorevoli pareri legali, è andato, spedito, per la sua strada. Indipendentemente dalle decisioni che scaturiranno in serie A nella composizione di quella governance. Indipendentemente, anche, dalle esternazioni, in verità frettolose e poco accorte (per il ruolo che ricopre), del presidente del Coni Giovanni Malagò. Il “grande vecchio” (Tavecchio) ha convocato per fine gennaio (29) l’assemblea per eleggere l’uomo che salirà al quinto piano di via Allegri per sostituirlo.

Il calcio italiano ha bisogno, necessita di forti alleanze. Per crescere e per migliorarsi. Abbiamo recentemente “coniato”, al proposito, un nuovo termine. Armonia. Il calcio italiano ne sente un bisogno impellente. Sarebbe già motivo di grande soddisfazione se il 29 gennaio, in assemblea, il calcio italiano si esprimesse presentando un solo candidato. Sarebbe il segnale più importante per dimostrare che molte “barriere” ostative sono state già abbattute.

Carlo Tavecchio per esperienza e preparazione. Per la sua ampia conoscenza dell’ambiente. E’ in grado di smussare gli angoli, gestire gli equilibri, indirizzare le scelte. I dilettanti, forti di quel 34 per cento che rappresentano, risulteranno essere sempre l’asse portante, lo zoccolo duro della struttura presidenziale. Entro l’undici dicembre la serie A avrà risolto i suoi problemi “intestini” (il “grande vecchio” dopo il successo, per i tanti denari portati a casa, con la vendita del pacchetto estero dei diritti televisivi, riuscirà anche a mettere d’accordo i troppo “arzilli” frequentatori di via Rosellini). Una maggioranza composta da Lega Nazionale Dilettanti, Serie A e B, con l’ausilio degli arbitri, offrirebbe già valide garanzie di rinnovamento in Federcalcio. Il candidato? La campagna elettorale non offre ancora spunti interessanti. Certamente Cosimo Sibilia ha dimostrato, negli undici mesi di gestione della dilettanti, di possedere polsi in grado di “guidare” quella macchina complessa che è la Federazione del calcio italiano.

Dicevamo del “grande vecchio”, delle sue capacità e della sua profonda conoscenza degli equilibri necessari per “gestire” il palazzo. Tavecchio, troppo in fretta “crocifisso”, motivandolo con l’esclusione degli azzurri dai mondiali in Russia (un pretesto, secondo chi scrive), rappresenta tutt’ora un valore aggiunto. E’ fornito di numeri, qualità e diplomazie per accorciare la distanza che separa i calciatori (Tommasi) dai dilettanti (Sibilia). La insanabile differenza di vedute sulla “cancellazione” del vincolo (dilettanti) potrebbe passare in secondo piano dinanzi alla raggiunta intesa sulla gestione del Club Italia che Tommasi ed i suoi sodali interpretano come caposaldo delle loro richieste programmatiche. Il “grande vecchio” è in grado di riunire al tavolo istituzionale le due componenti e condurle per mano all’accordo. Sarebbe il massimo.

Con una maggioranza di così larghe intese che anche la Serie C non avrebbe difficoltà ad inserirsi ed a condividere. Gabriele Gravina, al proposito, ha da sempre caldeggiato l’ipotesi che tutte le componenti debbano ragionare a sistema.

A quell’altezza Cosimo Sibilia, chiamato a dirigere il gruppo, non potrebbe mai rifiutarsi. Con un consiglio. Tutti i progetti, anche quelli più avveniristici e perfetti, sentono il bisogno di essere supportati dall’esperienza. Per concretizzarsi. Per realizzarsi. Arriva sempre il momento in cui bisogna sedersi e riflettere sul vissuto. Per evitare il ripetersi di probabili errori. Proprio per questo, dimenticarsi del grande equilibrio e delle riconosciute capacità di Carlo Tavecchio potrebbe risultare un errore. Un grande errore.

Il 15 dicembre prossimo. Il d-day per Catanzaro e Avellino. I due club, deferiti per responsabilità diretta ed oggettiva rischiano sanzioni pesanti. Drastiche. La gravità delle accuse mosse alle due Società lascia supporre che il procuratore federale avanzerà richieste estremamente afflittive. Non esclusa la richiesta di esclusione dal campionato. Ipotesi confortata dal fatto che il Tribunale Federale Nazionale ha disposto che il processo venga celebrato prima dell’inizio del girone di ritorno. Con rito d’urgenza. La motivazione, per gli addetti, è palese. Tutti i tesserati avrebbero, in quella eventualità, la possibilità di svincolarsi. Un caso del quale se ne è molto parlato già nei mesi scorsi. Con addetti di parte che si sono affrettati a smentire sul coinvolgimento delle proprie società. Non è così. Anche il tentativo di invalidare la procedura perché non sarebbe stata sentita, in interrogatorio, la figlia dell’ex presidente del Catanzaro Giuseppe Cosentino, si poggia su sensazioni epidermiche ininfluenti. Quella posizione risulta infatti essere stata stralciata. Ad Avellino si fanno forti del fatto che non esistono, agli atti, intercettazioni telefoniche e ambientali che vedono coinvolti tesserati del club biancoverde. Dimenticando un fatto basilare. Il tentativo di illecito è stato accertato. La partita identificata. L’interlocutore del Catanzaro, allora gestito da Giuseppe Cosentino, è l’Avellino. Il richiamo alle loro responsabilità, dei due presidenti, non lascia presagire nulla di buono. Sul club irpino si addensano nubi anche di natura patrimoniale. La Società non risulterebbe essere attualmente sorretta dalla indispensabile solidità finanziaria. Diversa la situazione del Catanzaro, rilevato ad inizio di stagione da Floriano Noto. I Giallorossi rischiavano di scomparire a seguito delle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta la famiglia Cosentino. L’ingegner Noto, un affermato imprenditore anche nel ramo della distribuzione alimentare in Calabria, al momento dell’acquisizione del club sarebbe stato tenuto all’oscuro, da tutti. La vicenda illecito sarebbe stata occultata. Anche i suoi più stretti collaboratori, sull’argomento, avrebbero prima taciuto e poi minimizzato sull’accaduto. Ora deluso medita. In caso di penalizzazione (qualunque essa sia), è pronto ad andarsene. A farsi immediatamente da parte. Succede sempre così. Il calcio, da qualche stagione, perde sempre i “pezzi” migliori.

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