Taranto: Editoriale, fantasmi e sindrome dell’accerchiamento

TARANTO
Dante Sebastio
16.01.2020 16:46


Le dichiarazioni di resa del presidente sono una presa di coscienza coraggiosa, dettate da una realtà che si fatica ad accettare. Per parafrasare l’avvocato Gianni Agnelli, il Taranto di oggi è come un pulcino bagnato, impaurito e cagionevole. Le responsabilità di una disfatta reclamizzata già a metà gennaio sono da dividere tra tutti i protagonisti, nessuno deve sentirsi escluso. Se è vero che la società si è impegnata parecchio per allestire un gruppo che potesse lottare per il ritorno in Serie C, è altrettanto vero che molte criticità sono state gestite nel peggiore dei modi. Sono tutti colpevoli: da Ragno a Panarelli, dal diesse De Santis al presidente Giove. Se oggi il Taranto è fuori dai giochi per l’ennesima volta, le responsabilità sono da ricercare solo all’interno della società: è sbagliato convincersi che stampa e tifoseria, una parte almeno, stia remando contro per chissà quali interessi. Così come è sbagliato giustificare il proprio fallimento puntando il dito contro la classe arbitrale. Si chiamano fantasmi, di cui, sinceramente, non ne abbiamo bisogno. La sindrome dell’accerchiamento, purtroppo, è un limite del presidente Giove. Prima se ne libererà, prima potrà comprendere a mente serena in cosa si sbaglia.

CASO KOSNIC La sconfitta a tavolino non è un fulmine a ciel sereno, ce l’aspettavamo: errare è umano, ma questi errori non sono permessi quando ti chiami Taranto: chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità e lo ammetta pubblicamente, decidendo, poi, se è il caso di dimettersi.

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