Il calcio italiano allo sbando. Per colpa di chi… (è lungo l’elenco)

13.09.2018 14:09

Un’altra giornata nerissima per il calcio italiano si è consumata lo scorso 11 settembre. Una data. Un programma. Il Collegio di Garanzia del Coni. La così detta Cassazione dello Sport era chiamata a rimettere un po’ d’ordine nei pasticci estivi del Commissario Federale. Niente da fare, ne hanno infilata un’altra. “Pensavate di aver toccato il fondo, bene è ora di scavare” diceva il saggio... Dopo un rinvio a settembre. Campionati iniziati con format ridotto. Altri non cominciati. Rinvii dei calendari. Intere città, tifosi, sindaci, aspettavano giustizia. La montagna ha “partorito” un topolino. Il Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni ha “partorito” un rigetto per inammissibilità. Solo a maggioranza, con il Presidente del Collegio, l’ex Ministro degli Esteri Frattini, in dissenso. Messo in minoranza …(non era mai accaduto!) Il Collegio non è competente (un mese per deciderlo?) rivolgetevi alla Figc. Alla Giustizia interna. Da modesti orecchianti di cose sportive sappiamo bene che l’articolo 43 del Codice di Giustizia permette di impugnare le decisioni del Consiglio Federale e quindi del Commissario. Ma in quella norma c’è un rinvio all’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva del Coni. Legittima solo le componenti federali, a proporre ricorso, non le parti. Oltre che in ritardo la sentenza appare proprio forzata... Il Catania, per esempio, aveva già proposto un ricorso in primo grado alla Figc. Risultato? Il Tribunale Federale Nazionale, in vista anche dell’arrivo di tutti gli altri ricorrenti di ritorno dal Collegio di Garanzia, ha rinviato tutto al 28 settembre! Ridicolo. All’epoca, la Serie B sarà alla quinta giornata e la Lega Pro alla terza... (ma per piacere). Buonanotte.

Inutile ripercorrere le tappe di questo stillicidio. Bisogna quindi cambiare registro. Non sono più giovanissimo come operatore delle cose sportive.  Ricordo pertanto quando venne introdotto il regolamento speciale avverso le mancate iscrizioni ai campionati da presentare alla Alta Corte di Giustizia, istituita presso il CONI. Termine per i ricorsi? 48 ore e nella stessa giornata si aveva almeno il dispositivo. In ogni caso, tempi dell’Alta Corte erano ben diversi. Prima dell’avvento dell’attuale gestore del Coni. Ricordo una riammissione del Vicenza con il ricorso rigettato del Novara, era il 28 agosto 2014 o il rigetto della non ammissione del Viareggio il 24 Luglio. Oggi si è arrivati a metà settembre per avere i calendari di Serie C. Senza ripescaggi! Una assurdità. Ricordo, non con nostalgia, le vicende legate al Catania nella torrida estate del 2003 con la Corte di Giustizia siciliana, l’equivalente del Tar in quella Regione a statuto speciale, che emetteva decreti nei confronti della Figc con l’obbligo di inserimento del Catania. Da quello sfacelo la Federcalcio di Carraro (forse ci sarebbe voluto un commissario di quella pasta, altro che il povero Fabbricini) uscì con una soluzione discutibile. Figuriamoci. Serie B a 24 squadre ripescando anche la Florentia.  Un non senso che almeno servì al legislatore per mettere un po’ d’ordine in base a quella legge del 2003 che pose  fine ai Tar territoriali. Concentrò su quello del Lazio tutte le decisioni inerenti la Giustizia Sportiva. Ma oggi neppure il Collegio di Garanzia che si chiama dello Sport (una volta si aggiungeva la locuzione “presso il Coni” (abolita ma solo a voce perché tutto si svolge a palazzo H), ha ripristinato il rispetto delle regole e la salvaguardia del format. E allora, come quell’anno, il legislatore (sportivo almeno) deve ripristinare la legalità e porre fine a questo scempio. Come? Non è difficile. Allorchè i ricorsi al Collegio di Garanzia, avverso decisioni della Corte Federale d’Appello, riguardano materia di iscrizioni al campionato, si scrive un nuovo regolamento. Entro due giorni la Federcalcio si deve costituire ed entro i due giorni successivi deve essere fissata l’udienza. Con l’obbligo di far uscire il dispositivo della decisione. Semplice come l’uovo di Colombo! Oppure si crea un regolamento ad hoc (sempre per la materia delle iscrizioni) che obbliga all’applicazione dell’articolo 30 del Codice Giustizia Sportiva (che disciplina i procedimenti cautelari) in modo che anche con decreto si ha una pronunzia immediata. In realtà, la norma in tal senso già esiste. Il buon Crotone quest’anno ha investito, con ricorsi poco convincenti, lo stesso Collegio di Garanzia per ottenere, per via giudiziaria, quello che ha perso sul campo (non dimentichiamolo). Bene. Il Crotone ha ottenuto provvedimenti di rigetto alle fantasiose richieste di sospensione dei campionati o delle partite del Chievo, in poche ore. Con decreti emessi anche di sabato pomeriggio (esattamente l’11 agosto 2018). Non è difficile quindi provvedere. Quando è necessario/indispensabile far presto. 

Come per le richieste  del signor Taccone. Il patron del “povero” Avellino che invoca ancora tutela giudiziaria. Colui il quale, per la propria inettitudine e mala gestio, ha fatto perdere alla città e alla sua società la Serie B. Dico io, se davvero aveva provveduto alla tanto sbandierata ricapitalizzazione di 5 milioni come mai ha poi “partorito” una fideiussione romena? Probabilmente quella ricapitalizzazione non è avvenuta con denaro fresco, ma solo con il conferimento di beni e di immobili iper valutati. Si vanta tanto, il Taccone, di aver provveduto al pagamento di tutti gli stipendi. Bravo, ma l’hanno fatto tutte le società regolarmente iscritte al campionato. Tutte quelle che hanno ottenuto la licenza nazionale così come da Comunicato Ufficiale federale. Strillare oggi di una disparità di trattamento. Invocare un provvedimento della Federcalcio, in autotutela, è figlio di un malcostume alimentato solo da chi ha creato questo caos. La realtà afferma che l’Avellino non è mai stato iscritto al campionato di Serie B. Il tutto contrariamente alle altre società che secondo lui oggi sarebbero state favorite. Un dettaglio non da poco. Anche questa volta, io che mi sono sempre avventurato in previsioni, dico che l’ultimo ricorso al Tar del Lazio, la cui decisione nel merito è prevista per oggi 13 settembre, sarà rigettato. Taccone minaccia una causa milionaria alla Figc. Una richiesta di risarcimento ultramilionario, si ripete spesso anche la cifra di 30 milioni. Francamente rimango perplesso. Ma quale responsabilità avrebbe avuto la Figc? Soltanto quella di non aver accettato una fideiussione assicurativa romena (con tutto il rispetto) non rispondente ai criteri richiesti di rating dal sistema licenze nazionali. Perché l’Avellino non ha presentato una fideiussione assicurativa ”buona “ nei termini? Perché, visto che Taccone avrebbe ricapitalizzato la società per 5 milioni, non ha richiesto alle banche una fideiussione garantita con il proprio patrimonio? Si ha l’impressione è che probabilmente nessuna banca, o ente assicurativo, si fidi ancora di questo signore. Che la situazione finanziaria non permetteva di fare molto. Oggi l’Unione Sportiva Avellino, venuta su dalla Serie D (ma allora vi era un socio come Iacovacci e la Iaco Group, leader in Europa per il materiale di premiazioni sportive) è piena di debiti. Avrebbe dovuto svalutare il patrimonio giocatori (oramai tutti svincolati). Con una inchiesta pendente per fatturazioni false…Non vorrei che la richiesta risarcitoria, per una oscura disparità di trattamento, venga agitata per coprire uno stato di insolvenza. Quello che è inconfutabile è che Taccone, per sua unica responsabilità, abbia provocato il danno. Pertanto non può prendersela che con se stesso. Visto il caos in cui è stato trascinato sia il sistema calcio, che la giustizia sportiva, ha comunque ragione a proporre giudizi e richieste fantasiose. 

Comunicati ufficiali rimangiati. Norme violate. Format stravolti in corso di campionato. Con il magno Claudio che ha pescato nel torbido con il suo amico del Coni… Vi siete interrogati sul perché il “magno” Claudio, con la sua Salernitana, abbia cavalcato questa autoriforma a 19?, Si.  Si divide la torta con chi c’è e degli aventi diritto al ripescaggio chiessenefrega. Ma  la ragione è più sottile e diabolica. Si sa che il nostro non potrà più sedere in Consiglio Federale, per la legge  (la numero 11 del gennaio scorso) che limita a tre i mandati. E allora l’unico sistema è quello di rientrare dalla finestra. Mi faccio eleggere presidente della Lega di Serie B che ha un posto assicurato, di diritto, in Consiglio Federale ed il problema è risolto. Già in passato aveva tentato la scalata. Sarebbe stato uno scempio (perchè che in barba alla norma delle doppie partecipazioni, voluta dalle NOIF, il nostro controlla sia la Lazio che la Salernitana). In passato il blitz non era riuscito in quanto le sue solite “promesse”, fatte in campagna elettorale, avevano convinto solo 10 società su 22. Se però le società sono solo 19, 10 voti bastano, attenti... Rovesciamo il povero Balata. “Ci penso io”. La realtà è che la nostra governance calcistica ha bisogno di manager all’altezza e non di politici compiacenti. . “Questa situazione è colpa di chi?” come canta Zucchero nella nota canzone. Non di Fabbricini, onesto, ma scellerato esecutore di ordini. Il primo ed unico responsabile è il nostro Giovannino Malagò. Capace di infilare tanti fallimenti. Qualche schiaffone l’ha già preso, ma ancora non bastano. Ha giocato con l’ingenuo Tommasi. Il capo dei calciatori. Con la promessa di posti e poltrone di sub-commissari, si è fatto convincere a non votare nessuno il 29 gennaio scorso. Malagò in quel modo ha così ottenuto di poter commissariare il “giocattolo”. Alla Lega di A si è piazzato lui. Direttamente lui. Alla Figc il vecchio scudiero ultrasettantenne (in pensione) Fabbricini, pronto ad eseguire ogni ordine. Non si dimenticano i pasticci di Malagò con i diritti televisivi e con quel bando annullato dal Tribunale. Con la nomina di un suo banchiere di fiducia, (Miccichè) in palese conflitto di interessi. Per la presenza in banche presiedute da editori che controllano i maggiori giornali. Le banche stesse e pure società di Serie A. Vero Urbano Cairo? Avrebbe forse voluto piazzare anche uno suo quale Amministratore Delegato. Fortunatamente alle società di A è venuto in mente di smettere ed oggi la Lega ha il suo Marco Brunelli. Esperto lavoratore facente funzione, poco politicizzato. E allora? Terminati i danni fatti in Lega di A, ci si trova alle strette. I giochi caro Malagò sono finiti. Non avete fatto nessuna riforma, solo giocato con le poltrone. I così detti ribelli (il 73 percento dell’assemblea federale) si sono stufati, hanno compreso e detto basta. Anche il Ministro con delega allo Sport, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (una carica piccola) si è stancato. Ha ordinato di convocare l’assemblea elettiva che, finalmente, spazzerà via questi soggetti. Poco o nulla competenti. Vistosi perduto Malagò ha arruolato il “soldato” Fabbricini. Per creare l’ultimo caos. Regole. Format. No. Qui c’è il rischio di non cominciare i campionati. E’ meglio tagliare, tentare il golpe pro-Lotito. C’era il rischio del Collegio di Garanzia che ponesse fine alla violazione delle norme. Tutto a posto, invece. Il Presidente non si è piegato, ma altri tre li abbiamo convinti… Tutto questo caos ha però un nome ed un cognome. Giovannino Malagò ne ha combinate troppe, oramai i giochi debbono finire.

Il 22 ottobre la Federcalcio tornerà in mano a persone del mestiere ed il Coni deve girare alla larga da via Allegri. Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia (all’unisono) ripristineranno i format previsti dalle norme. Ridaranno il calcio femminile alla Lega Nazionale Dilettanti. Sanciranno definitivamente il diritto di voto agli arbitri. E allora, in considerazione che il Catania ha ritenuto (secondo me giustamente) di denunziare il commissario per abuso d’ufficio, seguito a ruota da sindaco di Siena, confidiamo tutti che Fabbricini la smetta di immolarsi sull’altare (di quella patria) e dica (al piemme di turno) chi l’ha costretto a compiere il “delitto imperfetto” della giustizia sportiva del nostro calcio.

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