Calcio borderline nel Paese alla deriva. Le ragioni della Vibonese. I casi spigolosi di Arezzo, Vicenza e altro

30.05.2018 08:27

Il caos. Abbiamo vissuto, sulle nostre spalle, l’incredibile tira e molla che ha caratterizzato il post elezioni. Situazioni che hanno prodotto il nulla (dopo mesi di nomi, figure e segretari generali del Quirinale che accompagnano, solennemente, presidenti incaricati). Non è nostro compito entrare nei meandri della politica e della interpretazione delle norme costituzionali. Certo, una volta arrivati (finalmente) alla nomina di un possibile governo, il diktat di Mattarella, che non ha “gradito” un nominativo e ha buttato tutto all’aria, lascia alquanto perplessi. Poco ci si capiva prima, ancor meno nel presente. Nulla nel futuro. Il Presidente della Repubblica ha altri strumenti per non promulgare leggi contrarie a trattati internazionali o senza copertura finanziaria. Basta non firmarle. Mattarella si è preso la responsabilità di ignorare il voto di milioni di italiani, dei quali dovrebbe essere il garante e non il “demolitore”. Con pericolosa coerenza, anche il mondo del calcio italiano non si fa mancare nulla. Si leggono commenti positivi sull’operato di Malagò perché finalmente ha dato alla Lega di Serie A una governance compiuta. Ma dopo oltre un anno di stallo, i nominativi degli eletti quali sono? Alla carica di consiglieri federali, oltre a Micciché che è componente designato quale Presidente di Lega, troviamo il “redivivo” Claudio Lotito (certo, Claudio il “magno”) e Beppe Marotta della Juventus. Caspita che novità! E sulla riforma dello Statuto della Serie A, che ha previsto finalmente un manager quale amministratore delegato, chi ha avuto la nomina? (ad interim…s’intende). L’ottimo Marco Brunelli. Lavoratore capace e conoscitore delle cose di Lega, ma indubbiamente non quel prototipo di manager che avrebbe dovuto portare la Lega di Serie A a un salto di qualità. Sia in termini di reperimento di risorse che di collocazione strategica in ambito europeo. Per farla breve, Brunelli nel calcio è il Cottarelli nella politica. Compito limitato per entrambi. Poi si vedrà.... A noi sembra che il tanto entusiasmo espresso, per i risultati di Malagò sia frutto soltanto del lavoro ai fianchi di una stampa, amica come dei buoni rapporti che il nostro Giovannino riesce a intrattenere con tutti. Un’analisi più cruda/realistica deve portare a ritenere che il suo commissariamento debba tradursi in un flop. Colossale. E perché no! Analizziamo al proposito, con distacco, quanto avvenuto durante il commissariamento di Malagò. Si è nominato un Presidente di Lega estraneo al mondo del calcio. Un banchiere in totale conflitto di interessi con Cairo e Rcs. La nomina è avvenuta con modalità totalmente irregolari, in quanto lo Statuto prevede che il voto sia segreto e invece è avvenuto per alzata di mano… (per “evitare” sorprese spiacevoli al commissario Giovannino?). Qualche giurista sostiene che in questi casi la nomina sarebbe addirittura inesistente. La nomina del banchiere aveva il solo scopo di scontare i diritti televisivi di Mediapro. In tempi rapidi. Tali da consentire alle società di iscriversi e di fare campagna acquisti. La vicenda Mediapro si è però conclusa in modo tragicomico. Il Tribunale di Milano ha annullato il bando, in quanto non in linea con le indicazioni dell’Antitrust. Il “risultato” è che nella giornata di lunedì scorso, di fronte al caos giudiziario che avrebbe comportato mesi di attesa, la Lega ha deciso di risolvere il contratto e di riaffidarsi a Sky. In conseguenza di tale decisione, dopo lunghe trattative il “nostro” porterà a casa un contratto con 250/300 milioni di euro (annui) in meno rispetto a quelli concordati con Mediapro (sic!)

In sintesi. Nomine senza rispettare le regole. Lotito in Consiglio Federale. Bandi annullati e meno soldi per tutti. Non c’è che dire. Complimenti. Almeno si abbia la “decenza” (per cortesia) di non sostenere che il commissario Malagò è stato un mago...

Federcalcio. Sempre pessimo il clima in via Allegri. Il povero (si fa per dire) Fabbricini continua nella sua gestione anonima. Talmente inutile che dopo l’assemblea di fine gennaio è riuscito nell’impresa di ricompattare Aic, Aia, Lnd e Lega Pro (73%) portandoli a chiedere, da alleati, la convocazione dell’assemblea elettiva. La scelta del candidato può essere discutibile. Non è certamente un “nome” nuovo quello di Giancarlo Abete, ma è comunque una garanzia di serietà ed efficienza. E’ capace nella gestione, preparato nella politica sportiva. Ammesso che dovesse inciampare in “qualcosa”, le sue “cadute” non saranno mai fragorose come quelle del rampante Giovannino. Ma anche qui, attenzione al rispetto delle regole. Non vorremmo che il duo Malagò-Fabbricini (i peggiori Commissari conosciuti da Lega e Federcalcio) si inventasse qualche proroga utilizzando, magari, la Giunta del Coni come hanno fatto (Malagò-Fabbricini) nel tentativo di  “amputare” gli arbitri del diritto di voto, visto che il lavoro del Commissario non è stato completato (in verità, non è mai iniziato). Non vorremo che Fabbricini imitasse Mattarella visto che Savona è uguale ad Abete in quanto a gradimento...

La norma e il rispetto delle regole. Lo Statuto della Federcalcio, all’articolo 21, prevede che l’Assemblea Federale sia convocata quando ne faccia richiesta scritta un numero di delegati rappresentanti, almeno un terzo dei voti. Lo scorso 19 maggio è stata consegnata la richiesta di convocazione dell’assemblea elettiva straordinaria sottoscritta dai delegati assembleari che superano ampiamente il quorum richiesto. E allora, caro Fabbricini, ci ascolti: passi la mano più rapidamente possibile e torni al Coni per svolgere il suo lavoro. Lasci la governance in mano agli addetti ai lavori. Comprenda. Di ingovernabilità, nel senso più ampio della parola, siamo “gonfi”.

Il danno. Lungaggini e altro della giustizia sportiva. Assurdo. E’ trascorso un anno e la Corte Federale ha dato ragione alla Vibonese riconoscendo per la seconda volta che il Messina ha disputato in maniera illegittima il campionato 2016/17 e per questo lo ha retrocesso all’ultimo posto. Dopo quest’ultima sentenza, che segue quella recente del Tar del Lazio, ci si auspica che Lega Pro e Federcalcio prendano atto dell’errore commesso e si propongano per la composizione bonaria della vertenza. Pippo Caffo rappresenta  un patrimonio inestimabile, in valore umano, imprenditoriale ed economico, che il calcio italiano non può permettersi di depauperare. Che pasticcio! Il pericolo di ulteriori contenziosi è dietro l’angolo?

Interrogativi. Corradi candidato, dalla lega di serie A, alla presidenza federale? Il tentativo malcelato di Malagò di rompere il fronte delle alleanze. Le prova tutte pur di rimanere il sella nel mondo del calcio, ben sapendo che esporrebbe Corradi a una inevitabile sonora sconfitta. 

Passato l’entusiasmo di quella missione impossibile (salvezza), la nuova proprietà dell’Arezzo sarà in grado di assolvere a tutti gli impegni finanziari che la attendono entro la fine di giugno? Renzo Rosso sempre più verso Vicenza. La “fusione” con il Bassano è impedita dai regolamenti. Il calcio, sulle storiche rive del Brenta, rischia di scomparire? Diventa un “intrigo” l’accollo dei contratti economici. Rosso nicchia, i calciatori, scontenti, agitano le acque. Arezzo e Vicenza, due casi “spinosi”. Curatori che prevaricano le regole sportive? Non si può. Il tempo massimo scade il 30 giugno e la Federcalcio non ha ancora assegnato, ai due club, il titolo sportivo.

Ripescaggi. Da indiscrezioni, ancora paletti restrittivi di non poco conto. Oltre ai soldi a fondo perduto (tanti) e alle fidejussioni, rimarrebbero le solite forche caudine. Risulterebbero tagliate fuori le società ripescate negli ultimi cinque anni in un campionato professionistico. Le società che hanno subìto penalizzazioni per illecito sportivo nel biennio precedente e quelle che hanno avuto penalizzazioni per mancati pagamenti nel triennio 2015-2018. Infine, le società a cui è stato attribuito nello stesso triennio il titolo sportivo ai sensi dell’art.52, comma 3. Da ultimo. Probabile che per essere ripescati in Serie D possa essere aumentato l’importo del fondo perduto. Una decisione che sembrerebbe non essere peregrina. Esempio: il Modena, riammesso in quarta serie, salterebbe a pie pari cinque categorie. Addirittura. 150 mila euro sarebbero, effettivamente, pochini. O no?

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