Taranto: Antonio Trenta resta al timone della Uila Uil

Enrica Mammucari: ‘Pandemia e guerra hanno dimostrato strategicità settore agroalimentare. Ora tocca a istituzioni’

Antonio Trenta nella foto Maurizio Ingenito
Politica
20.05.2022 15:59

“Il governo deve trovare le risorse necessarie per abbattere le imposte innanzitutto sul lavoro, ridurre gli oneri fiscali e burocratici sulle imprese, sostenere i consumi e i redditi che la recessione ha più depresso”. Si apre così il documento finale condiviso dai delegati al VII congresso territoriale della UILA-Uil di Taranto.

I lavori dell’assise riunitasi questa mattina all’hotel Salina di Taranto, in presenza, tra gli altri, del segretario nazionale della Uila, Enrica Mammucari, si sono da poco conclusi con la riconferma di Antonio Trenta quale segretario generale del sindacato. Sarà affiancato da Vincenzo Guarino e Francesco Di Donato, quali componenti di segreteria ed Ida Cardillo, quale tesoriere.

La squadra della Uila ionica condivide dunque le tesi congressuali della segreteria nazionale, ritenendo che il Recovery Fund istituito dall’Unione europea possa favorire la ripresa economica comunitaria e del nostro Paese.

Al centro di questa ripresa, la sostenibilità della filiera agroalimentare, la sicurezza sui luoghi di lavoro e il protocollo di legalità prima di tutto, come lo stesso Trenta ha evidenziato nella sua relazione. Temi importanti soprattutto per il nostro territorio dove è partita la campagna TerraeSocial e si pensa ad un patto per favorire il lavoro etico. E dove, nei progetti del riconfermato segretario generale, occorrerà puntare sulla pesca e sulla mitilicoltura ed attivarsi per lo sviluppo locale. Ma non solo. “Le istituzioni - ha detto Trenta - non possono e non devono lasciarci soli. E’ fondamentale il ruolo della Regione tra stabilizzazioni, tutela del territorio e rinnovi contrattuali, come chiaramente lo è quello della nostra organizzazione sindacale alla quale i lavoratori agricoli ed agroalimentari continuano a dare piena fiducia”.

Enrica Mammucari parla di “rinascimento dei territori” in un sistema articolato su tre livelli, di cui anche Taranto fa parte: “Il covid e la guerra ci hanno dimostrato l’importanza di Regioni e città, come il territorio ionico stesso, a forte vocazione agricola e ittica. E ci stanno anche consegnando consapevolezze che devono tradursi in azioni politiche concrete e mirate. Il settore agricolo ed il made in Italy sono fondamentali, essenziali come ci ha dimostrato la pandemia. L’approvvigionamento di cibo è ciò da cui non si può prescindere mai. Ma tanto la pandemia quanto il conflitto russo-ucraino, stanno segnando la rivincita della geografia. Non possiamo - prosegue il segretario generale della Uila-Uil - dipendere da altri paesi perché non produciamo più materie prime importanti come il grano ed il mais, che addirittura i nostri governi europei hanno incentivato ad abbandonare in passato. Sono fondamentali per approvvigionarci di cibo. Ma non devono mancare qualità e sostenibilità. E poi le imprese devono essere messe nelle condizioni di poter investire, rispettare i contratti di lavoro, le leggi sulla sicurezza e a tutela della salute. Deve crearsi un patto di alleanza basato su parametri semplici quanto chiari, che ruotino attorno ad un pilastro indiscutibile che è la legalità. Non solo gli imprenditori devono essere vincolati al rispetto di questo “patto”, ma anche i consumatori. L’attenzione alle tutele etiche deve essere assoluta e da ogni parte. Non si possono portare in tavola prodotti di basso costo realizzati da lavoratori schiavizzati e secondo parametri che non tengono conto dell’ambiente”.

Insomma, “lo sviluppo dell’economia rinasce e riparte dal territorio, solo se ognuno fa il suo. E’ strategico l’approvvigionamento delle materie prime, lo è la produzione, e lo è la contrattazione”.

A questo punto, Mammucari si addentra nei “fatti” tarantini. “Non va bene questo ambientalismo sfrenato secondo il quale alcune politiche comunitarie hanno indirizzato la riduzione dello sfruttamento del mare attraverso la pesca - dice il segretario - . E’ dettato dalla giusta necessità di salvaguardare l’ambiente, ma non si è posto il problema dell’effetto negativo sul lavoro”.

Altro riferimento, le bonifiche di Mar Piccolo e Mar Grande: “Una vicenda che ci racconta di un posizionamento che dà molta attenzione all’ambiente ma non si pone anche il problema di imprese e lavoratori. Noi invece crediamo che la contrattazione collettiva debba essere orientata al bilanciamento di questi tre obiettivi: vogliamo immaginare uno sviluppo integrato del territorio che parli anche di coesione sociale e di legalità. Siamo stati settore essenziale e questo deve tradursi in atti concreti. Devono rifiorire quelle attività e colture che erano state abbandonate e poi deve ripartire la contrattazione. Al governo chiediamo rispetto dei diritti dei lavoratori. Mancanza di materie prime e costi energetici aumentati sono un dato di fatto e non è giusto che a pagarne le conseguenze siano i lavoratori. La rotta va invertita nella direzione da noi indicata”.

Al congresso sono intervenuti anche Giovanni Gugliotti, presidente della Provincia di Taranto, i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Copagri e Flai Cgil, Lucia Lapenna, presidente del Faila Ebat, l’ente bilaterale agricolo, Giuseppe Gigante, direttore generale dell’Inail Puglia, Michele Leone, responsabile del progetto #terraesocial di Uila Taranto, Pietro Buongiorno, segretario generale della Uila Puglia, e Donato Pentassuglia, assessore regionale all’Agricoltura e alle risorse agroalimentari della Puglia. (Comunicato stampa)

DOCUMENTO FINALE 

I Delegati al 7° congresso Territoriale della UILA di Taranto, nel condividere le tesi congressuali della segreteria Nazionale, ritengono che il Recovery Fund istituito dall’Unione europea possa favorire la ripresa economica comunitaria e del nostro Paese, rafforzando la solidarietà interna e aiutare gli stati ad affrontare le ulteriori sfide che il continente ha di fronte, dalla gestione dei fenomeni migratori al contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici ed ambientali. 

Pertanto, il governo deve trovare le risorse necessarie per abbattere le imposte innanzitutto sul lavoro, ridurre gli oneri fiscali e burocratici sulle imprese, sostenere i consumi e i redditi che la recessione ha più depresso.

La Uila è assolutamente convinta dell’importanza di puntare sul sistema agroalimentare, cuore strategico dello sviluppo, della crescita economica ed occupazionale. Ma per vincere questa scommessa è necessario rafforzare le capacità di tutta la filiera di esportare e investire sui mercati internazionali, creando strumenti normativi “ad hoc”, semplificando e razionalizzando le risorse a disposizione.

Ma l’attenzione della Uila non può non essere concentrata anche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sul sommerso. 

Il compito della UILA per i prossimi anni dovrà essere soprattutto quello di portare quanti più lavoratori agricoli verso un’agricoltura più rinnovata e competitiva che possa valorizzare le loro capacità professionali. 

La scelta di innovare l’agricoltura puntando sulla qualità, deve essere per noi decisiva e obbligata.

Siamo convinti che questa è la sola indispensabile condizione in grado da un lato di assicurare al sistema agricolo e alimentare italiano un valore competitivo aggiunto, sufficiente ad offrire effettive opportunità di reddito all’impresa e al lavoro, dall’altro di proteggere e valorizzare il patrimonio naturale e ambientale del paese.

Il sindacato deve essere, tra le altre cose, sempre più in grado di controllare e negoziare i processi di terziarizzazione realizzati nelle aziende, deve imporsi sulle questioni della salute e dell’ambiente.

Occorre, inoltre, ripensare il sistema previdenziale, basandolo su almeno tre pilastri: flessibilità in uscita, pensione di garanzia per i giovani e valorizzazione del lavoro di cura dei figli. 

Si rende necessario abbassare i requisiti di accesso alla pensione permettendo a tutti coloro che hanno 62 anni di età o 41 anni di contributi di uscire dal mercato del lavoro.

La UILA, inoltre, ritiene che la sicurezza alimentare sia un diritto imprescindibile per tutti i consumatori.

Sono fondamentali più controlli da parte delle istituzioni e regole più severe per i mercati in particolare per i prodotti importati.

Mettere un freno all’utilizzo dei prodotti chimici o, addirittura, eliminarli incentivando l’agricoltura biologica servirebbe a riconquistare la fiducia del consumatore.

Bisogna puntare sulla tipicità dei prodotti e sulla certificazione di qualità, stimolando la Regione e gli enti locali a favorire la politica della certificazione proponendo aree territoriali e settori merceologici da sostenere e promuovere.

Tutto ciò consentirebbe al sistema agroalimentare italiano di fare un vero salto di qualità collocando l’industria alimentare sicuramente ai primi posti in Europa.

Riteniamo che l’introduzione, nella PAC 2023 – 2027, del principio della “condizionalità sociale” per la concessione degli aiuti comunitari alle aziende agricole, obbligando le stesse al rispetto dei diritti e delle leggi sul lavoro, diversamente vedrebbero ridotto o annullato il sostegno loro spettante, sia una grande conquista sindacale.

Il conflitto in Ucraina, con le sue pesanti ripercussioni sui mercati internazionali, rende necessaria una riflessione ulteriore sulla PAC in quanto alcune delle misure previste appaiono fortemente “fuori contesto” rispetto all’attuale congiuntura nazionale. È necessario, pertanto, che vengano sospese tutte le norme introdotte nella nuova PAC volte a limitare le produzioni superando, in tal senso, anche il divieto a coltivare le superfici arabili destinate ad aree ad alto valore ambientale.  

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